Anno 1953
Contadino:
à finita la cuccagna
caro signor padrone
hai visto la figura
che hai fatto all’elezione;
hai fatto quarantanove
invece del cinquantun
così dentro la trappola
non c’Ú entrato nessun
Padrone:
Di queste cose, o contadino,
non ti devi interessare
soltanto il podere
tu devi lavorare
lo devi coltivare
con tenacia a passion
così alla fin dell’anno
io incasso dei milion
Contadino:
E con le sue pretese
d’incassar molti quatrini
e far lavorà forte
noi poveri contadini
non ci fa mai i conti
per non darci i denar
e i patti colonici
da cent’anni son da far
Padrone:
Tu caro contadino
sei troppo prepotente
parlare in questo modo
tu non capisci niente
ti ho motorizzato
per meno faticar
hai la moto e l’automobile
e continui a brontolar.
Contadino:
à giusto signor padrone
che anche noi lavoratori
possiamo i comodi
che avete voi signori;
presto verrà quel giorno
saremo tutti ugual
non ci sarà padroni
e tutti quanti a lavorar
Padrone:
Magari fosse vero
divenire tutti uguali
lavorare per lo Stato
e abolire i capitali,
sotto la disciplina,
la miseria e povertÃ
ti pentiresti presto
uomo senza libertÃ
Contadino:
Sono tutte fandonie,
quel che lei racconta adesso
noi siamo per il lavoro,
per il vero progresso;
se retta a voi signori
ancora si darÃ
si manerà cipolla,
saraga e baccalÃ
Padrone:
Ora tu ti lamenti
che il brodo Ú troppo grasso
hai uova, latte e galline
e n bel maiale grasso,
la serva e il servitore
ed anche il boar
sul povero padrone
continui a grattar
Contadino:
Basta signor padrone,
lei ha parlato troppo
ci rivedremo alle elezioni
del novecentosettantotto
la vittoria del lavoro
certo non mancherÃ
la vera uguaglianza
allora si vedrÃ
insieme:
La vittoria del lavoro
certo non mancherÃ
la vera uguaglianza
allora si vedrÃ